Filippo Puglia
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IL DECADENTISMO TRA TECNOLOGIA E SAPERE
La crisi della società
Il terzo millennio è il periodo storico che la società civile alla quale appartengo sta attraversando. È un grande periodo, in cui tutto è possibile grazie alla nuova rivoluzione industriale e tecnologica che ci ha fornito degli strumenti di comunicazione all’avanguardia, con i quali poter conversare con l’altra parte del mondo, poter mostrare al mondo intero le proprie capacità intellettive e artistiche, poter essere informati di tutto, poter conoscere persone, con le quali potersi confrontare e crescere.
Tali mezzi però spesso vengono utilizzati in modo improprio, ossia per giocare o incontrarsi virtualmente come se la rete fosse una piazza, a discapito dei rapporti umani e con grave perdita della socializzazione.
Sono mezzi tecnologici utilizzati per una vita sociale ormai divenuta virtuale.
Il contatto, la mimica, il linguaggio del corpo, il tono di voce, nella vita virtuale sono assenti.
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La crisi della società civile del terzo millennio non dipende però solo dai social network, ma anche dalla politica, dall’educazione data dai politici e da un sistema economico in fallimento.
Oggi purtroppo viviamo un periodo storico nel quale la crisi economico-politica sta infliggendo un duro colpo ai popoli di tutti gli stati della terra. Il fallimento della politica è evidente e forse ormai irrecuperabile.
I grandi industriali e i grandi operatori economici influenzano negativamente il mercato internazionale virtuale, e i politici inermi si trovano a dover affrontare una situazione allarmante per i loro tornaconti personali e per quelli dei grandi manager.
Il tutto si rivolge contro il popolo e i suoi operai, che come sempre cercheranno di risolvere i problemi dei potenti della terra.
Tutto questo marasma influisce sulla psiche dell’uomo comune causando così la crisi della società.
È una situazione allarmante, in cui qualche politico o comunque uomini di potere politico ed economico prendono il sopravvento per le loro convenienze. In pratica, si cerca di distruggere la cultura con tagli economici in modo da tenere il popolo nell’ignoranza. Condizione necessaria affinché il potente di turno possa fare i propri interessi.
La società civile di oggi è dormiente e non si accorge di certi sotterfugi ideati proprio contro la stessa, ammaliata dal fatto di poter ottenere il lavoro necessario alla propria sopravvivenza.
I segnali della crisi della società sono molto chiari per tutti quelli che hanno gli occhi per guardare e osservare.
Tutti ci sentiamo padroni del mondo.
Guidiamo i nostri mezzi di trasporto come se fossimo i soli individui esistenti, ossia mancando di rispetto al nostro prossimo. Al volante siamo arroganti, non rispettiamo né precedenze né stop. Guidiamo o troppo forte, provocando pericolo, oppure troppo piano, provocando anche intralcio oltre al pericolo stesso. Pretendiamo di parcheggiare ovunque, in doppia fila o anche in mezzo alla strada. Non camminiamo più a piedi e per andare in un qualsiasi locale, supermercato o ufficio pubblico, prendiamo la macchina anche quando questi si trovano a pochi passi da casa. Parcheggiamo i nostri mezzi davanti agli ingressi dei locai e magari ci arrabbiamo de veniamo ripresi, dicendo perfino: “se ti dava fastidio, lo potevi dire” o “siamo operai e dobbiamo lavorare”.
Siamo arroganti in ogni situazione e anche irrispettosi verso gli altri. Pretendiamo di avere la precedenza sempre e comunque. Alla guida, quando abbiamo la nostra corsia occupata pretendiamo di passare per primi. Non abbiamo la pazienza di attendere il nostro turno. In qualsiasi situazione, sia negli uffici pubblici sia nei locali cerchiamo sempre di avere la precedenza.
Ci sentiamo i padroni del mondo e viviamo nella più assoluta anarchia.
Abbiamo bisogno di leggi che regolino il nostro vivere quotidiano e anche di addetti al servizio di farle rispettare.
Abbiamo tutti lo stesso motto: “fai la legge e trova l’inganno”. Esiste un solo dio: il denaro. Si vive solo in funzione di esso.
Non esiste bene comune, ma solo il denaro; solo avendo questo mezzo di scambio si crede di essere qualcuno e di contare qualcosa.
Esiste però un detto molto importante: “il denaro rende l’uomo ricco (di cose materiali e insignificanti) l’educazione lo rende signore”. Ho voluto aggiungere una parentesi che riguarda le cose materiali, poiché il denaro e le proprietà sono solo ricchezze materiali. La cultura, l’educazione, il rispetto, il saper riconoscere i valori della vita rappresentano invece le ricchezze reali, dello spirito, del corpo, della mente.
Una crisi economica come quella che stiamo attraversando può causare seri danni all’uomo ricco solo di cose materiali.
La cultura, unita al rispetto e all’amore, rappresenta invece la via verso il nuovo rinascimento. Una società colta può rappresentare, allo stesso tempo, un pericolo per i potenti della terra.
La crisi della società non rappresenta un tema nuovo, poiché la storia ci ha donato un periodo simile al nostro. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del novecento avvenne la prima rivoluzione industriale, in poco tempo nacquero ferrovie, industrie, nuove tipologie abitative e con esse l’inizio della crisi della società di quel tempo.
I grandi maestri della cultura, esaltando il proprio io, si misero quasi in disparte lasciando ad altri le soluzioni del problema. Era il periodo dei poeti decadenti, dei poeti maledetti, ma fu la cultura a trovare la via del rinascimento con il Futurismo, con il Cubismo, con l’Art Nouveau o stile Liberty.
I popoli tutti devono svegliarsi; gli uomini che custodiscono il sapere e gli artisti devono svegliarsi per indicare il cammino. Chiunque può dare una mano al fine del bene comune non può starsene inerme e nascosto, lasciando ad altri il compito di risolvere i problemi di tutti. Chiunque deve muoversi e farsi garante del rispetto verso il prossimo e della cultura.
Purtroppo, abbiamo intrapreso una via senza uscita, siamo caduti in un vortice, siamo entrati in un tunnel buio; venirne fuori è difficile ma non impossibile.
La società deve svegliarsi e riprendere le redini del proprio destino, poiché la politica ha fallito il suo compito. Il politico non conosce il bene comune e lavora solo per il proprio tornaconto. Il politico pensa di appartenere ad una classe privilegiata, solo perché noi gli diamo questa importanza. L’uomo politico ha il compito di amministrare il bene comune del suo popolo; è al servizio del popolo e non viceversa.
L’uomo politico che non riesce a garantire e amministrare il bene comune ha fallito il suo compito e deve farsi da parte, lasciando spazio a chi è più capace e meritevole.
Non servono rivoluzioni eclatanti, ma la ribellione con il pretendere i propri diritti, cercando di essere produttivi in ogni settore della vita quotidiana.
L’arroganza non serve a niente, mentre il rispetto e la cultura rappresentano elementi utili al bene comune.